
L’Avv. Berrino è stato beneficiario nell’anno 2020 del sostegno di Filse nell’ambito del Programma Operativo Regionale 2014 – 2020 Obiettivo “Investimenti In Favore Della Crescita E Dell’occupazione” Cofinanziato Dal F.E.S.R. – Fondo Europeo Di Sviluppo Regionale Asse 3 “Competitivita’ Delle Imprese (Ot3).
Nel dettaglio il bando riguarda “Aiuti per investimenti in macchinari, impianti e beni intangibili e accompagnamento dei processi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale” ed in particolare la Digitalizzazione delle micro, piccole e medie imprese
In tale contesto il bando si propone di migliorare il livello di digitalizzazione delle micro, piccole e medie imprese liguri e promuovere modelli innovativi di organizzazione del lavoro, al fine di conseguire un potenziamento della base produttiva, il suo sviluppo tecnologico, la sua competitività e l’occupazione in generale e la continuità dell’attività aziendale mediante modalità di lavoro agile (smart working) in conseguenza dell’emergenza COVID – 19.
Nello specifico l’intervento finanziato ha riguardato lo sviluppo dell’attività mediante modalità di lavoro agile (smart working) in conseguenza all’emergenza COVID-19.
Precedentemente l’attività era possibile grazie ad una unica postazione lavorativa sita nel mio studio ma non era organizzata con idonea attrezzatura per lavorare da casa in smartworking, con conseguente penalizzazione dal punto di vista competitività in un periodo in cui vi sono restrizioni sugli spostamenti ed in cui è incentivato il lavoro da casa per evitare un nuovo aumento della curva epidemica. I beni finanziati erano altresì necessari per adempimenti, depositi civili ed estrazione copie (autentiche e non) che si possono (ed in alcuni casi devono) fare da remoto senza andare in tribunale riducendo il rischio di contagio.
In conseguenza alle misure restrittive adottate dal Governo e dagli enti locali al fine di fronteggiare l’emergenza COVID-19 è quanto più evidente quanto sia necessario cercare di diminuire il contatto sociale proponendosi di svolgere il proprio lavoro il più possibile da remoto, in smart working. Nel caso degli avvocati molte udienze verranno svolte via web con l’utilizzo del programma “microsoft teams”, è necessario svolgere riunioni con i clienti in teleconferenza, partecipare a corsi di formazione online e naturalmente scrivere atti e svolgere ricerche giuridiche tramite PC. Per tutto ciò è necessario avere una postazione lavorativa idonea a casa propria che possa rendere non necessario lo spostamento presso il proprio studio. Inoltre disporre di una seconda unità di lavoro permetterebbe di sopperire al grave ed irreparabile danno che subirebbe la mia attività nel caso in cui l’attuale PC, già parzialmente danneggiato e mal funzionante, smettesse completamente di svolgere le proprie funzioni.
La postazione di smart working (computer, schermo e adattatore) è stata realizzata grazie al finanziamento di cui sopra ed ha permesso (e tuttora permette) la miglior prosecuzione e sviluppo dell’attività. In mancanza dell’intervento finaziato l’attività sarebbe stata viceversa compromessa.
L’intervento si è concretizzato ed è stato integralmente realizzato immediatamente dopo la concessione dell’agevolazione.
NOTE LEGALI E DEONTOLOGICHE
Il titolare del dominio avvocatoberrino.it e responsabile dei contenuti reperibili sul sito web che ospita, è l’Avv. Giacomo Berrino, iscritto come avvocato all’Albo degli Avvocati tenuto dall’Ordine degli Avvocati di Genova.
L’Avvocato Giacomo Berrino ha stipulato polizza assicurativa per la responsabilità professionale 108588923, massimale 1.000.000 euro con Groupama Assicurazioni in vigore dal 26.9.2018.
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Si precisa altresì, al fine di evidenziare la natura e i limiti dell’obbligazione professionale che il rapporto tra avvocato e cliente si basa sulla fiducia; l’avvocato opera in virtù del mandato ricevuto e nei limiti dello stesso, ed è tenuto ad eseguire l’incarico – anche avvalendosi di collaboratori e sostituti – con autonomia di giudizio tecnico avuto riguardo alla natura del suo oggetto e nel rispetto dei principi, anche deontologici, che disciplinano l’attività forense, ma senza che vi sia l’obbligo di conseguire il risultato voluto dal cliente.
Si riportano in ordine all’espletamento del mandato e agli obblighi ulteriori che ne derivano, alcuni articoli del Codice Deontologico Forense.
Art. 17 – Informazione sull’esercizio dell’attività professionale.
È consentita all’avvocato, a tutela dell’affidamento della collettività, l’informazione sulla propria attività professionale, sull’organizzazione e struttura dello studio, sulle eventuali specializzazioni e titoli scientifici e professionali posseduti.
2. Le informazioni diffuse pubblicamente con qualunque mezzo, anche informatico, debbono essere trasparenti, veritiere, corrette, non equivoche, non ingannevoli, non denigratorie o suggestive e non comparative.
3. In ogni caso le informazioni offerte devono fare riferimento alla natura e ai limiti dell’obbligazione professionale.
Art. 26 – Adempimento del mandato
1. L’accettazione di un incarico professionale presuppone la competenza a svolgerlo.
2. L’avvocato, in caso di incarichi che comportino anche competenze diverse dalle proprie, deve prospettare al cliente e alla parte assistita la necessità di integrare l’assistenza con altro collega in possesso di dette competenze.
3. Costituisce violazione dei doveri professionali il mancato, ritardato o negligente compimento di atti inerenti al mandato o alla nomina, quando derivi da non scusabile e rilevante trascuratezza degli interessi della parte assistita.
4. Il difensore nominato d’ufficio, ove sia impedito di partecipare a singole attività processuali, deve darne tempestiva e motivata comunicazione all’autorità procedente ovvero incaricare della difesa un collega che, ove accetti, è responsabile dell’adempimento dell’incarico.
5. La violazione dei doveri di cui ai commi 1 e 2 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento. La violazione dei doveri di cui ai commi 3 e 4 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.
Art. 27 – Doveri di informazione
1. L’avvocato deve informare chiaramente la parte assistita, all’atto dell’assunzione dell’incarico, delle caratteristiche e dell’importanza di quest’ultimo e delle attività da espletare, precisando le iniziative e le ipotesi di soluzione.
2. L’avvocato deve informare il cliente e la parte assistita sulla prevedibile durata del processo e sugli oneri ipotizzabili; deve inoltre, se richiesto, comunicare in forma scritta, a colui che conferisce l’incarico professionale, il prevedibile costo della prestazione.
3. L’avvocato, all’atto del conferimento dell’incarico, deve informare la parte assistita chiaramente e per iscritto della possibilità di avvalersi del procedimento di mediazione previsto dalla legge; deve altresì informarla dei percorsi alternativi al contenzioso giudiziario, pure previsti dalla legge.
4. L’avvocato, ove ne ricorrano le condizioni, all’atto del conferimento dell’incarico, deve informare la parte assistita della possibilità di avvalersi del patrocinio a spese dello Stato.
5. L’avvocato deve rendere noti al cliente ed alla parte assistita gli estremi della propria polizza assicurativa.
6. L’avvocato, ogni qualvolta ne venga richiesto, deve informare il cliente e la parte assistita sullo svolgimento del mandato a lui affidato e deve fornire loro copia di tutti gli atti e documenti, anche provenienti da terzi, concernenti l’oggetto del mandato e l’esecuzione dello stesso sia in sede stragiudiziale che giudiziale, fermo restando il disposto di cui all’art. 48, terzo comma, del presente codice.
7. Fermo quanto previsto dall’art. 26, l’avvocato deve comunicare alla parte assistita la necessità del compimento di atti necessari ad evitare prescrizioni, decadenze o altri effetti pregiudizievoli relativamente agli incarichi in corso.
8. L’avvocato deve riferire alla parte assistita, se nell’interesse di questa, il contenuto di quanto appreso legittimamente nell’esercizio del mandato.
9. La violazione dei doveri di cui ai commi da 1 a 5 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare dell’avvertimento. La violazione dei doveri di cui ai commi 6, 7 e 8 comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.
Art. 28 – Riserbo e segreto professionale
1. È dovere, oltre che diritto, primario e fondamentale dell’avvocato mantenere il segreto e il massimo riserbo sull’attività prestata e su tutte le informazioni che gli siano fornite dal cliente e dalla parte assistita, nonché su quelle delle quali sia venuto a conoscenza in dipendenza del mandato.
2. L’obbligo del segreto va osservato anche quando il mandato sia stato adempiuto, comunque concluso, rinunciato o non accettato.
3. L’avvocato deve adoperarsi affinché il rispetto del segreto professionale e del massimo riserbo sia osservato anche da dipendenti, praticanti, consulenti e collaboratori, anche occasionali, in relazione a fatti e circostanze apprese nella loro qualità o per effetto dell’attività svolta.
4. È consentito all’avvocato derogare ai doveri di cui sopra qualora la divulgazione di quanto appreso sia necessaria:
a) per lo svolgimento dell’attività di difesa;
b) per impedire la commissione di un reato di particolare gravità;
c) per allegare circostanze di fatto in una controversia tra avvocato e cliente o parte assistita;
d) nell’ambito di una procedura disciplinare.
In ogni caso la divulgazione dovrà essere limitata a quanto strettamente necessario per il fine tutelato.
5. La violazione dei doveri di cui ai commi precedenti comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura e, nei casi in cui la violazione attenga al segreto professionale, l’applicazione della sospensione dall’esercizio dell’attività professionale da uno a tre anni.
Art. 35 – Dovere di corretta informazione.
1. L’avvocato che dà informazioni sulla propria attività professionale, quali che siano i mezzi utilizzati per rendere le stesse, deve rispettare i doveri di verità, correttezza, trasparenza, segretezza e riservatezza, facendo in ogni caso riferimento alla natura e ai limiti dell’obbligazione professionale.
2. L’avvocato non deve dare informazioni comparative con altri professionisti né equivoche, ingannevoli, denigratorie, suggestive o che contengano riferimenti a titoli, funzioni o incarichi non inerenti l’attività professionale.
3. L’avvocato, nel fornire informazioni, deve in ogni caso indicare il titolo professionale, la denominazione dello studio e l’Ordine di appartenenza.
4. L’avvocato può utilizzare il titolo accademico di professore solo se sia o sia stato docente universitario di materie giuridiche; specificando in ogni caso la qualifica e la materia di insegnamento.
5. L’iscritto nel registro dei praticanti può usare esclusivamente e per esteso il titolo di “praticante avvocato”, con l’eventuale indicazione di “abilitato al patrocinio” qualora abbia conseguito tale abilitazione.
6. Non è consentita l’indicazione di nominativi di professionisti e di terzi non organicamente o direttamente collegati con lo studio dell’avvocato.
7. L’avvocato non può utilizzare nell’informazione il nome di professionista defunto, che abbia fatto parte dello studio, se a suo tempo lo stesso non lo abbia espressamente previsto o disposto per testamento, ovvero non vi sia il consenso unanime degli eredi.
8. Nelle informazioni al pubblico l’avvocato non deve indicare il nominativo dei propri clienti o parti assistite, ancorché questi vi consentano.
9. Le forme e le modalità delle informazioni devono comunque rispettare i principi di dignità e decoro della professione.
10. La violazione dei doveri di cui ai precedenti commi comporta l’applicazione della sanzione disciplinare della censura.